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giovedì 19 novembre 2009

Trasmissione del 6 ottobre 2009


Interessante puntata con due nuovi ospiti : il poeta SALVATORE SBLANDO e la scrittrice ENZA CAVALLERO.
Il primo ospite della serata è stato SALVATORE SBLANDO che si è presentato ai radioascoltatori parlandoci del suo libro di poesie “ Due granelli nella clessidra “ Ed. LietoColle.
Salvatore nelle sue liriche è accurato nella scelta delle parole o delle metafore. Mai una parola superflua, i versi scorrono fluidi, coinvolgono, ti trasportano e spesso rilassano.

Salvatore è un poeta dei luoghi, dei confini e i luoghi sono la gente ; ha la capacità di mantenere sempre un perfetto equilibrio fra l'emozione e la precisione della scrittura , la capacità di guardarsi intorno, guardare dietro le facce. Per Salvatore un albero non è mai solo un albero. E’ una storia.

DI QUESTI E D'ALTRI TEMPI

Se solo conoscessi il nome
di voi alberi fioriti in Piazza Statuto
potrei dare del tu ad ogni ramo
così come si dà alla madre
e dirvi di passi trascorsi sopra l'ombra
delle foglie infrante ad ogni autunno

e della donna che racconta
gli anni incisi sulle panchine
o dei portici che hanno fatto
da coperta ad ogni inverno

È così che sporgo dal profilo
dei lampioni, l'indistinto di uno sguardo
sperso nei capelli raccolti
da un foulard all'uscita di una chiesa protestante

Se solo conoscessi il vostro nome
alberi a primavera, chiamerei
ogni mano appoggiata alla corteccia
delle impronte scriverei il mare
che hanno attraversato
e della terra scivolata come sabbia
fra le dita direi di un tempo
che convive in voi
così lontano da me stesso

Secondo ospite della serata è stata la scrittrice ENZA CAVALLERO che ci è stata segnalata dalla Casa Editrice Araba Fenice.
La scrittrice ci ha presentato il libro " IL DUCE, IL CIBO E L'AUTARCHIA ".

Il libro è stato così introdotto da Carlo Petrini :
"Stava per finire la guerra ma non finiva ancora la fame: le navi Liberty e le Victory erano pronte a salpare dai porti americani portando viveri, e medicinali, le navi bianche avevano preso il posto delle bananiere e riconducevano in patria feriti e prigionieri di guerra, nelle piazze la gente ballava senza accorgersi che erano terminati l'oscuramento e il coprifuoco....
Il pane, non più di riso o di mais, ma di farina canadese, il riso non più della Valpadana ma della Virginia, ci avrebbero sfamati, nutriti e ingrassati, insieme con il burro di arachidi, che gli americani spalmavano ingordi su quello strano pane già affettato, di forma quadrata, ma noi avremmo continuato a sognare le grosse biove cotte nei forni a legna, i tajarin, le nostre buone minestre...
Purtroppo era scoppiata la pace!"

Enza, ci ha così presentato un nuovo libro di storia, un insolito frammento di come siamo stati durante il ventennio fascista. E così facendo per l'ennesima volta prova quanto la storia e le storie della quotidianità siano cartina di tornasole, "epifania" direbbero í cultori della petite histoire, insostituibile per comprendere la grande Storia, quella che coinvolge e talvolta sconvolge l'esistenza di intere comunità... Sorretta da una profonda conoscenza storica e attingendo a una memoria personale che non lesina minuzie, l'autrice ci riporta a un passato nemmeno troppo remoto. Di quando un romagnolo dal fisico tarchiato, a torso nudo invitava alla "battaglia del grano", cosa persino ridicola in un paese che per secoli era stato il granaio d'Europa. Di quando quello stesso uomo, dopo aver perso sé stesso e l'Italia nella catastrofe della guerra, si vide costretto a sollecitare avvilenti eppur necessari "orti di guerra".
Grazie a una narrazione avvolgente, sorretta e quasi ordinata con la puntigliosa enumerazione di ricette dell'epoca, rivive un Paese che fortunatamente non c'è più, quello di "un solo pasto al giorno, e quando va bene". Non ci allontaniamo troppo dal vero affermando che la fame fu sfrontata e costante compagna di vita di molti nostri avi. Al complesso di espedienti che escogitarono per renderla meno dura è dedicato questo libro."

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